Io: Ci servono i robot? In cosa sono migliori degli umani?

Lorenzo: Ci servono perchè non si stancano.

Pietro: Possono andare in luoghi pericolosi.

Michele: Si, è meglio perdere un robot che delle vite.

Luca: La loro mente è migliore della nostra.

Io: I robot hanno una mente?

Luca: Non proprio.

Michele: Hanno la stessa mente del programmatore.

Questo è un estratto di una riflessione fatta durante il corso di Robotica che sto tenendo per ragazzi delle scuole medie. Lo faccio ogni volta, e sempre rimango colpito da qualcosa. Per me è interessante, ed anche affascinate, scoprire quale idea si fanno nel loro immaginario di cose come i robot, sapendo che queste idee sono mediate e fondate da quello che vedono in tv, sul web, o leggendo fumetti e libri.

I robot hanno la stessa mente del programmatore.

Questa è l’ipotesi di Michele che mi ha colpito. Perchè coglie un aspetto importante. La relazione tra gli algoritmi, tra il codice presente nel robot e colei o colui che lo ha sviluppato.

La mente è ovviamente un concetto complesso che rimane ancora astratto, fumoso, lontano dall’essere compreso. La mia domanda “i robot hanno una mente?” mi fa ripensare alla risposta di Alan Turing alla domanda: Una acchina può pensare?

La sua risposta, in sintesi, fu che la domanda era mal posta, Turing intendeva che una macchina pensa come una macchina e non ha senso discutere se pensi come un umano. Quindi potremmo dire che non ha senso discutere se un robot abbia una mente. Però ha molto senso discutere sul fatto che il suo agire basato sul codice, rifletta l’esperienza, la visione del mondo, la cultura, finanche la personalità, di chi lo programma.

Ci sono tanti casi e relativi studi, che dimostrano come i pregiudizi di chi programma finiscono dentro i programmi che sviluppano. Pregiuizi razziali, o di genere, anche pregiudizi estetici e così via. Ad esempio algoritmi che etichettano le donne o persone di colore con unrating più basso per un posto di lavoro. Cercate in rete “pregiudizi algoritmi” e troverete tanti casi (metto un paio di articoli in fondo).

Quindi, il giovanissimo Michele ha colto nel segno.

Sonny — (Io Robot)

La prossima lezione dovrò necessariamente parlare delle Leggi della Robotica e del Cervello Positronico, le invenzoni letterarie di Isaac Asimov.

Categorie: Edu

0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *